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L'Esorcista: dalla carta alla pellicola

Updated: Jul 18, 2023

"Sito archeologico di Ninive, Iraq

Sotto il sole cocente del deserto gli occhi di Lankester Merrin sono socchiusi per il vento e la sabbia, il dolore nel petto aumenta ogni giorno di più, il calore del sole lo fa svenire.

Il male esiste, è ovunque. Padre Merrin stringe tra le dita delle mano la piccola statua trovata poche ore prima durante gli scavi, chino su un ginocchio, solo, alza lo sguardo al cielo ed eccolo, il morbo.

Due cani randagi iniziano a modersi a morte in mezzo al deserto, strappandosi pezzi di carne e ululando. Padre Merrin guarda da lontano: il male ha oltreppassato le mura dell'antica città sommersa e ritorna alla vita."


Così viene descritta la scena della scoperta della statua di Pazuzu. Per chi non lo conoscesse, Pazuzu è il dio mesopotamico del vento caldo e della siccità, portatore di malattie e morte.

È senza ogni dubbio la scena che per me rappresenta al meglio l'essenza del romanzo L'Esorcista: la beatificazione del male attraverso la violenza animale e la paura dell'essere umano di fronte a esso. L'Esorcista è tutto quello che non avreste mai voluto sapere sul demonio e su di voi.

scena del film l'esorcista

Tra le righe...


Il romanzo, come il film, inizia in Iraq del nord.

Padre Merrin è un anziano sacerdote cattolico che si trova in oriente per seguire gli scavi archeologici del sito di Ninive e, un giorno, trova tra le macerie una piccola medaglia di San Giuseppe appesa alla statua di un demone chiamato Pazuzu.


Pazuzu (ri)appare - NO SPOILER per chi non ha visto il seguito - nella sua versione più audace: non appare, ma traspare. Merrin capisce che il demone ha impregnato l'aria calda del deserto quando vede due cani randagi strapparsi la pelle a morsi e capisce che il male assume la forma più semplice e comprensibile: quella della violenza fisica incontrollata.


Nel frattempo, dall'altra parte del mondo, la piccola Regan McNeil vive a Washington con sua madre, Chris, una giovane e ricca attrice. Al di là della perfezione estetica ed eterea della loro esistenza, nella vita di Regan sono presenti già alcune crepe: l'assenza del padre nella sua vita la rende una bambina un po' sofferente e solitaria, è da questa crepa che Pazuzu riesce a entrare nella sua vita.


Regan inizia a trasformarsi lentamente, giorno dopo giorno il suo corpo e la sua anima iniziano a imputridirsi sotto gli sguardi attoniti della madre Chris e dei due governanti.

Dopo inutili tentativi di cure mediche arriva in soccorso Padre Karras, giovane sacerdote greco in crisi religiosa, che per la prima volta nella sua vita vedrà il volto del male senza però tirarsi indietro.

Karras, insieme a padre Merrin che è stato richiamato dalla chiesa dall'Iraq proprio per Regan, inizierà una crociata per salvare l'anima di Regan e forse, anche la loro.


Dalla carta... Alla pellicola


William Peter Blatty scrisse il romanzo L'Esorcista nel 1971 e trasse ispirazione da una storia di possessione demoniaca realmente accaduta: un giovane ragazzo, che venne chiamato "Roland Dole" dalla cronaca dell'epoca, si ritrovò vittima di fatti inspiegabili che lo portarono tra la vita e la morte, finché non riuscì, grazie a un vero esorcismo, a liberarsi dall'entità che lo aveva portato in un limbo primordiale di dolore e sofferenza.


Blatty si ispirò molto a questa storia per scrivere il suo capolavoro (e posso dirlo, lo è davvero!), ma quella di Blatty non è solamente la storia che tutti noi conosciamo: una ragazzina, il suo esorcista e il demonio. La storia di Blatty è la storia di persone comuni che guardano negli occhi il male, non riescono a sfuggirne e a comprenderne il significato.


Il suo romanzo è diventato un vero e proprio caposaldo dell'horror con ben sei milioni di copie vendute in tutto il mondo e su di esso il regista William Friedkin, due anni dopo, ha dato vita a quello che tutti noi conosciamo come uno dei capolavori del cinema horror: L'Esorcista, il film.


Uscito nelle sale cinematografiche del mondo nel 1973, la pellicola horror per eccellenza ha come protagonista una giovanissima Linda Blair (Regan) dall'interpretazione magistrale! Quattordicenne appena e con il ruolo di interpretare l'essenza stessa del male... Lascio a voi l'ardua sentenza.

E una carismatica Ellen Burstyn (Chris) che per questo ruolo riceverà la sua seconda candidatura all'Oscar come miglior attrice - attrice che non ha mai smesso di stupirci regalandoci un'interpretazione magistrale nel film Requiem for a Dream di Aronofsky.


Questo film, fin dalla sua nascita, ha sperimentato numerose difficoltà: incendi sul set, morti improvvise, malattie e contagi e svariati infortuni da cui alcuni attori non sono più riusciti a riprendersi; tutto questi avvenimenti avvolgono la pellicola con un alone di mistero e gli daranno la nomea di "set maledetto", che il regista William Friedkin non riuscirà più a scrollarsi di dosso.


Leggenda metropolitana o realtà a noi amanti dell'horror piace pensare comunque che dietro a questo capolavoro si celi comunque qualcosa di demoniaco che va oltre la cinepresa, o sbaglio?


Possiamo definire il romanzo e film come due gemelli eterozigoti: nati dalla stessa madre, ma con alcune differenze. Sebbene il film sia incredibilmente fedele al romanzo (dalle scene di vita quotidiana nella cucina di casa McNeil fino alla scena zenit dell'esorcismo) nel film alcuni tratti vengono a mancare.


Nel film, ad esempio, non c'è accenno al personaggio del governante, Karl, figura apparentemente marginale da cui però emerge un passato brutale (la perdita della figlia, la vergogna, la solitudine e la tossicodipendenza) che si delinea piano piano nel romanzo, quasi come una storia parallela.

Karl è un uomo intriso di sofferenza che nel film non viene posto in primo piano, tuttavia nel romanzo sarà lui la figura più umana che giacerà accanto al letto di Regan. Trovo che questo personaggio porti su di sé un mantello di delicatezza e umanità che non ha eguali all'interno nel romanzo... Friedkin, questa scelta artistica devo ancora digerirla!


Quello che fa Blatty nel suo romanzo è girare lentamente un coltello nella piaga delle debolezze umane, rendendo palpabile la fragilità della nostra natura.

Il male, nel romanzo come nel film, non viene rappresentato solo dal demonio Pazuzu che strappa l'anima alla piccola Regan, ma appare anche in padre Karras e in padre Merrin come pecca di fede: Padre Karras, divorato dal rimorso per aver abbandonato la madre anziana in una casa di cura, non riesce a trovare pace e fede nel mondo che lo circonda, Padre Merrin vive delle angosce e dei sensi di colpa del proprio passato.


Il diavolo è colui che divide: la madre dalla figlia, il figlio dalla madre, il sacerdote dalla fede, il lettore dalla verità stessa dell'atto dell'esorcismo.

Nel romanzo (e meno accennato nel film) la certezza stessa della possessione demoniaca viene meno, non si è certi dello stato di possessione della piccola Regan, molti sono i dubbi e le incertezze sul caso e questo non fa altro che destabilizzare ulteriormente spettatore e lettore: cosa è reale? Dove si annida il male? Siamo noi a percepirlo oppure è lui a percepire noi?


Quindi, arriviamo alla fatidica domanda: lo leggo o lo vedo?


Sì, entrambi e magari allo stesso tempo!


Vedere un film di tale portata, con protagonisti dal calibro di Ellen Burstyn e Max von Sydow è già di per sé un'esperienza cinematografica che vede la fotografia di Owen Roizam la ciliegina sulla torta (chi si dimenticherà mai la scena in cui Padre Merrin scende dal taxi e, avvolto dalla nebbia della sera, sotto un lampione di fioca luce alza lo sguardo a casa McNeil?).


Il film non pende dalle labbra del romanzo, anzi, riesce a esserne il fiero sostenitore e l'elegante interprete e quindi non vi resta che abbracciare con vigore questi due grandi capolavori dell'orrore.

***


E voi l'avete letto o l'avete visto? Fatemelo sapere nei commenti!


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