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Writer's pictureBeatrice Radi

Una donna fortunata

Updated: Feb 29

Questo articolo è parte di una campagna a cui hanno aderito scrittrici e giornaliste italiane per denunciare la violenza di genere e nominarla.



La prima volta che sono stata seguita per strada avevo 14 anni. Era pieno giorno, la strada era affollata e ho accelerato il passo, fino a rifugiami nel portone.


Sono fortunata, non è successo niente.


Ero in discoteca. Una mia amica, tremante, mi ha raccontato che qualcuno le aveva infilato due dita sotto la gonna.


Sono fortunata, non è capitato a me.


Nel mio primo lavoro, il mio capo mi invitava spesso in trasferta con lui. Quando alla sera mi chiedeva di cenare insieme, non potevo rifiutare, ma quasi non riuscivo a deglutire dall’ansia.


Sono fortunata, non ha allungato le mani.


Quando ho iniziato a uscire da sola alla sera, non ho mai preso l’autobus per tornare a casa. I miei genitori mi avevano comprato una macchinina e stavo sempre attenta a non parcheggiarla lontana da casa.


Sono fortunata, possiamo permettercelo.


Quando i colleghi scherzano su noi donne, mi giro dall’altra parte e faccio finta di non sentire, come se le loro parole mi scivolassero addosso.


Sono fortunata, almeno ho un lavoro.


Un giorno, mi sono resa conto che non amavo più il mio fidanzato. Gliel’ho detto e lui ha faticato molto ad accettarlo, ma, alla fine, se ne è fatto una ragione.


Sono fortunata, non è stato violento.


Sono nata donna, ho imparato a minimizzare, a sminuire, a girarmi dall’altra parte, ad accettare, ad abbozzare, a fingere che vada bene, a non farne una tragedia, a non esagerare, a non essere isterica, a farmi una risata ogni tanto, a non vedere chissà quale colpa che ci portiamo tutte sulle spalle.


Sono fortunata?

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